VAL DI MELLO, L'OASI DELLA VERGOGNA

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Da inizio marzo, sul sito Change.org è stata inserita la seguente petizione firmata al 20.03.2019 da 22.619 persone.

Non possono essere i 400.000 euro di soldi pubblici un buon motivo per svilire la Val di Mello - in provincia di Sondrio, Lombardia - per scardinarne la sua mitica naturalità.

Per imporre un circuito per disabili che nessuno vuole, nessuno desidera, nessuno lo chiede ma avvilente per tutti, disabili per primi.

Un circuito recinto proprio dove ogni anno già transitano migliaia di bambini alla ricerca del contatto diretto, libero, profondo con l’ambiente naturale come dev’essere in una Riserva. Quel luogo è un giardino nel centro della Valle, di una bellezza folgorante, di facile accesso, commuovente nella sua delicata naturalità.

Nella orrenda SCHEDA progetto, la pietra, il muretto, il gradino diventano insidie da abbattere,  il tronco-ponte per passare un ruscelletto un pericolo da eliminare e arginare con un ponte cementato e collaudato, la vegetazione…verde infestante da sradicare, la delicata traccia da seguire nell’erba sostituita da una segnaletica a prova di non vedente….

Andate a vedere le schede che ci hanno illustrato all’Ersaf e rimarrete a bocca aperta …e il sasso dove si gioca arrampicando? Diventerà un sasso in Sicurezza…ma quale sicurezza? Boh, basterà scriverlo su un cartello in braille: masso di arrampicata per ciechi/disabili in sicurezza …aberrante!

Come si fa a progettare così male?

Come si fa a confondere BARRIERE ARCHITETTONICHE che giustamente vanno abbattute nelle scuole, ospedali, edifici pubblici… e DIFFICOLTÀ NATURALI, necessarie per confrontarsi con i propri limiti e parte inscindibile del paesaggio naturale in particolar modo di una Riserva.

400.000 non sono euro ma le persone che ogni anno transitano in Val di Mello, che la amano e che da questa meravigliosa Valle traggono il senso di bellezza, totalmente assente nei progettisti di questo stupro-casalingo.

Donne e uomini tenacemente pronti a difenderla e ad opporsi con forza ad ogni forma di stupidità, a maggior ragione se promossa da chi istituzionalmente dovrebbe difenderla.

LA VAL DI MELLO NON È DI ERSAF, NON È DEL COMUNE DI VAL MASINO MA UN BENE COMUNE DI TUTTI.

Il progetto Ersaf per disabili è aberrante, fuori luogo, incomprensibile; è la bandiera di come non si deve intervenire in una Riserva Naturale.  “Le buone pratiche” sono state quelle tramandate dai contadini che l’hanno da sempre mantenuta.

Chiediamo una firma per fermare questo aberrante progetto

La Val di Mello deve restare bella così com’è

Il comitato per la tutela della Val di Mello

Come risposta a questa petizione, che ritengo naturalmente offensiva verso tutte le persone disabili e le loro famiglie, voglio raccontare un'esperienza personale e riportare poi la risposta di Vanni Seletti, presidente FAD (Federazione Associazioni Disabili di Sondrio ), che con pacatezza ma fermezza ha ben rappresentato i diritti dei disabili.

Io e la mia famiglia, nonostante la grave disabilità di mia figlia che le impedisce ogni minima attività in autonomia, cerchiamo di girare il mondo. Ogni anno carichiamo la nostra auto di tutto quello che ci serve e partiamo. Siamo stati a Parigi, Vienna, Roma, Praga, Monaco, Basilea, Costa Azzurra, Sardegna, Puglia e abbiamo girato quasi tutto il Nord d'Italia. In ogni posto dove siamo stati, quando ci siamo trovati di fronte a luoghi inaccessibili per nostra figlia, abbiamo incontrato persone mortificate. Persone che si sono scusate spiegandoci i motivi per i quali quel luogo non era stato reso accessibile. Davanti a motivazioni poco credibili abbiamo storto un po' il naso e abbiamo ringraziato comunque. Davanti a valide motivazioni abbiamo naturalmente convenuto che nennemo noi ci saremmo aspettati di poter accedere in quel sito. Ma nessuno, in tutti questi anni, ci ha risposto che avrebbero potuto rendere accessibile la località, ma solo chi sa superare i propri limiti è meritevole di accedervi. In una società nella quale si firma la Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili, nella quale si cercano di rendere accessibili siti anche attraverso avveniristiche costruzioni, in Val di Mello c'è chi vuole intraprendere la strada opposta. 

Lo scorso anno, dopo aver percorso con mia figlia la pista ciclabile che da Cataeggio porta a San Martino, abbiamo deciso di affrontare al salita che dal paese giunge alla Val di Mello. Arrivati alla fine della strada asfaltata, camminata resa difficoltosa e disturbata dal continuo trasito di due o tre pulmini (non attrezzati al trasporto disabili) inquinanti e carichi di turisti (situazione che però non rovina il paradiso della Val di Mello), ci siamo trovati di fronte l'ultimo tratto "acciottolato" che si è rivelato inaccessibile per la carrozzina di mia figlia. Le troppe sollecitazioni erano infatti insopportabili per il capo di mia figlia. Abbiamo girato e, sconfortati, siamo tornati alla macchina. Chiedo a questo punto ad una delle guide alpine della Val di Mello se avrebbero avuto il coraggio di dire a mia figlia di 11 anni (e da 11 anni impossibilitata a muoversi in autonomia) che per arrivare in Val di Mello se lo doveva meritare, doveva superare i suoi limiti. Che non si può rendere un sentiero accessibile a lei perchè, altrimenti, gli altri bambini non possono uscire dal sentiero per andare a camminare nell'erba e godere del contatto con la natura. Di dirle di visitare un edificio pubblico, un ospedale, perchè quelli sono i luoghi dove lei ha il diritto di andare, e che non si può "stuprare" un posto come quello per darle una giornata di "normalità". Anzi, invito queste Guide Alpine ad incontrare mia figlia anche oggi per spiegarle le loro ragioni, senza nascondersi dietro una petizione. Credo sarebbe la scalata più dura della loro vita.

Riporto di seguito la lettera di Vanni Seletti e ci tengo a precisare che, a questo punto, la questione non è più se rendere accessibile o meno la Val di Mello, ma diventa una questione di Civiltà e di Rispetto. Care Guide Alpine, passate un giorno nella vita di una persona con grave disabilità e solo a quel punto potrete parlare di limiti da superare e montagne da scalare.

Stefano Della Nave Spini

Presidente UILDM Sezione di Sondrio

Ho letto, con dispiacere, le considerazioni del Dott. Luca Verri sul progetto per rendere accessibile a tutti l’area protetta del parco della Val di Mello. 
Da quasi quarant’anni mi occupo di disabilità e in questi decenni ho profuso molto impegno affinchè la società rispetti il loro diritto ad essere considerati cittadini a tutti gli effetti. Dopo aver letto il sopracitato articolo mi sono adoperato per recuperare il progetto in questione , non c’è, non è ancora stato presentato e avverrà alla fine del mese di marzo. Allora mi sono posto alcune domande, ma dove stà la paventata cementificazione? Dove la stesura di asfalto? Dove l’intervento radicale in una valle che è diventata riserva naturale regionale? Niente di tutto questo, solo ipotesi a sostegno di proprie argomentazioni. E allora perché l’aver ipotizzato un intervento di adeguamento di un sentiero esistente per poter essere percorso da persone con disabilità ha suscitato tanto clamore e repulsione? A questo aspetto vorrei dare alcune valutazioni riprendendo in parte il testo della petizione e alcune affermazioni fatte da esponenti delle guide Alpine sul sito Valdimello.it. 
“ la Val di Mello è bella così com’è senza nuovi irrazionali percorsi e non c’è bisogno di tirare in ballo ignobili scuse di disabilità” questa frase è stata scritta in un commento dal sig Jacopo Merizzi, rappresentante delle guide alpine della Val di Mello, e sintetizza bene il pensiero che ancora trova radicamento in molte persone. Sig. Jacopo la disabilità non è una scusa ignobile, ma “ il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con altri” ( dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con Disabilità). Il suo commento si distingue per frasi in cui si evidenzia un disprezzo per le persone con disabilità. ( “un bel percorso per disabili”, oppure “lì dove già transitano ogni anno migliaia di bambini non c’è bisogno di alcun percorso normato, attrezzato” cosa vengono a fare questi disabili, aggiungo io). Che queste persone (con disabilità) si accontentino del parco cittadino attrezzato, come Lei afferma, e non continuino a chiedere di voler vedere cose a loro non “concesse”. 
La informo che da parte nostra non c’è nessuna volontà a voler stravolgere un territorio, non lo abbiamo MAI fatto, ma poter discutere pacatamente il contenuto di questo progetto quando verrà presentato credo sia legittimo in una società civile, e soprattutto quando si afferma che “ la Val di Mello … è un bene di tutti” di TUTTI sig. Jacopo, anche nostro e ci batteremo sempre come Lei affinché non ne venga intaccata la peculiarità. 
Nella petizione questo progetto viene comparato ad uno “stupro-casalingo” , altri e ben più gravi sono gli abusi perpetuati a danno dell’ambiente e mi piacerebbe sapere quante tra le persone che a migliaia hanno firmato la petizione poi protestano con altrettanta veemenza, per esempio in quanti hanno protestato per una strada a quattro corsie che attraversa parte della bassa valle con un impatto sull’ambiente notevole?, quanti protestano per lo stravolgimento dell’ambiente operato dai centri sciistici per fare piste e strutture per risalita? In quanti hanno protestato per alcune “strade tagliafuoco” che il più delle volte sono servite per valorizzare le baite esistenti e per costruirne altre? Già ma questi sono interventi che servono per alimentare il turismo di massa e l’ambiente che vada a farsi benedire. E sempre dalla petizione “ un circuito che nessuno vuole, nessuno lo desidera, nessuno lo chiede ma avvilente per tutti, disabili per primi”, lasci che siano le persone con disabilità ad esprimere i loro desideri, non si arroghi questo diritto, hanno tutta la capacità per farlo. 
Vede sig. Jacopo Merizzi le persone con disabilità non hanno bisogno , come Lei, di attrezzare un ambiente per mettere alla prova i propri limiti, lo fanno tutti i giorni superando ostacoli che nemmeno immagina, superano massi, torrenti, scalano pareti e tutto con enorme fatica e lo fanno per affrontare la vita quotidianamente e non per capriccio o ostentazione. 
Se questo progetto toglie a Lei e alle persone che hanno sottoscritto la petizione la propria ragione di vita ci ritiriamo immediatamente dal prenderlo in considerazione e la lasciamo godere la sua bellissima valle. 
Al dott. Verri, persona che conosco molto bene e di cui ne apprezzo la competenza, chiedo solo in quale occasione abbiamo mai sostenuto progetti che recassero danni irreparabili a strutture storiche o al territorio naturale. Molti parchi nel mondo li hanno resi accessibili a tutti senza stravolgerne il contesto, anche le famose cascate del Niagara. Noi invece ci fermiamo di fronte alla sola ipotesi di adeguamento di un sentiero con una ferocia di linguaggio ed argomentazioni senza uguali. Linguaggio talmente offensivo nei confronti delle persone con disabilità da indurmi a chiedere una consulenza legale al centro Antidiscriminazioni di Ledha. Le frasi usate e i concetti espressi per fermare questa IPOTESI di progetto umiliano i Disabili, Dott. Verri, e mi spiace davvero, e non solo a me, di averlo visto unito a questo coro. 

Vanni Seletti Presidente Federazione Associazioni Disabili di Sondrio 
 

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